GRANDE PARTECIPAZIONE A “RESPIRANDO LO SPORT”

Oggi al Teatro Parrocchiale di Villa Lagarina si è svolto il convegno “Respirando lo sport”, primo appuntamento operativo della  Settimana di Sport e Musica. Un grande successo di partecipazione, circa 220 accreditati fra pediatri, medici sportivi, insegnanti ed allenatori sportivi che hanno dimostrato un particolare interesse alle qualificate relazioni
Si inizia con il pediatra dott. Opassi che espone i problemi visti dal pediatra di famiglia. Interessante la ricerca effettuata ed esposta dal prof. Setti sui ragazzi ed il fumo con una curiosità che vede anche “gli atleti ed i giovani sportivi, con un notevole aumento delle ragazze protagoniste di questo vizio; la ricerca mette in evidenza anche una crescita sostanziale, rispetto a una decina di anni fa, di praticanti lo sport soprattutto nelle femmine.”
Il dott. Costa invece espone alcuni punti sulle sue esperienze a contatto con i giovani sportivi, che forse è un poco presto per chiamare atleti. “Ad esempio una buona percentuale di loro deve fare i conti con i piedi piatti e le conseguenze che possono essere: una piccola operazione oppure il rischio che praticando determinati sport insorgano puntuali le tendinopatie e/o dolori conseguenti. Per l’asma invece ha dati poco credibili in quanto la maggior parte delle visite avvengono in periodi autunnali e quindi con molti meno casi di problemi respiratori rilevabili dalla semplice spirometria.” 

La psicologa Daniela Cavelli
“mette in risalto come l’influenza dei genitori condiziona il percorso di maturazione dei ragazzi nell’adolescenza messi in difficoltà soprattutto dall’eccessiva copertura oppure dall’assenza (o poca presenza), appunto dei genitori: fuga dalla realtà, ribellione, spinta all’emancipazione non sono altro che segnali conseguenti. Il giovane atleta spesso mostra i segni di poco equilibrio con atteggiamenti capricciosi, ansia, tendenza a vivere le gare come continui esami oppure con il bisogno di rifugiarsi nello sport sostituendolo ad altre esperienze. E’ una conseguenza logica che i casi di abbandono avvengano nel momento in cui le spinte vengono a mancare.
Il dott. Piffer espone alcuni studi realizzati riguardo all’asma bronchiale in provincia di Trento che mettono in risalto come in Trentino specialmente nelle valli risultano meno casi delle malattie respiratorie che in qualsiasi altra regione d’Italia.
Il Proff. Angelo Barbato puntualizza come “è importante l’attività motoria nei pazienti con problemi respiratori. Tale pratica contribuisce notevolmente nel rendere più normale la loro vita e migliora moltissimo il loro tipo di “prestazione” e soprattutto la durata delle stesse. Non a caso molti atleti hanno di questi problemi e riescono oltre che a conviverne egregiamente anche ad esprimere prestazioni di alto livello. Il lavoro degli specialisti può assicurare buone e ottime prestazioni, ma è frutto della collaborazione tra le figure che ruotano attorno al bambino o adolescente con patologia respiratoria, e cioè il suo medico, i suoi genitori, i suoi insegnanti e allenatori sportivi che dovrebbero condividere conoscenze ed esperienze sulla patologia respiratoria e avviare il ragazzo ad uno sport che sia terapia, gioco, affermazione di una buona qualità della vita ma anche educazione e solidarietà e non certo culto della vittoria come sinonimo di nevrosi o quello del corpo decretato dall’ossessione del fitness.”

La fisioterapista Guerzoni
dice “Pur essendo la respirazione una funzione automatica, essa è comunque sottoposta ad un controllo volontario. Non vi è dubbio quindi che il respiro è funzione fortemente educabile e pertanto uno degli aspetti centrali della fisioterapia respiratoria è costituito dall’educazione respiratoria. In essa i problemi metodologici della fisioterapia incontrano il massimo della complessità. Questo è il momento in cui disciplina terapeutica e libertà, gioco, esercizio, e fatica debbono integrarsi in delicati ed efficaci equilibri. Non vi sono schemi, tecniche codificate, regole fisse. Nel bambino occorre reinventare sempre il modo per creare una consuetudine ed esercitare validamente il respiro, tenendo presente comunque sempre le sue fasi di sviluppo fisico, cognitivo e psicologico.”
Il dott. Ermanno Baldo puntualizza ancora come “lo sport e l’attività fisica giocano un ruolo importante nel giovane con problemi respiratori che senza la giusta conoscenza del problema e la consapevolezza inducono il bambino a ridurre l’attività fisica rispetto ai coetanei con rischio di isolamento ed emarginazione. Questo è stato documentato confrontando i livelli di attività fisica in bambini con e senza asma. L’ostacolo che va superato è l’asma provocata dallo sforzo.  Si manifesta con tosse secca e stizzosa, fischi e sibili espiratori, talvolta dispnea o anche isolato senso di costrizione toracica riferito talvolta come dolore retrosternale o astenia importante, alla fine di uno sforzo fisico continuo di tipo aerobico, di intensità submassimale e della durata di diversi minuti. Lo sforzo è solo uno degli stimoli che possono indurre broncospasmo. I meccanismi con cui l’esercizio è in grado di indurre broncospasmo sono principalmente legati alle variazioni della mucosa bronchiale, indotte dall’iperventilazione. Altri fattori, il tipo di sforzo e le condizioni ambientali la respirazione di aria fredda e secca associata alla elevata ventilazione.”

La dott.ssa Pescollderungg
espone una serie di terapie farmacologiche da utilizzare in casi di gravità più accentuata.
 

La dottoressa Capra
dice che “le responsabilita’ dei genitori, dei pediatri, delle società sportive, della scuola nei confronti dei bambini e dei ragazzi che fanno sport è enorme e forse non pensiamo abbastanza a come sia cambiato lo sport negli ultimi 50 anni per i ragazzi, passando da un contesto di attivita’ motoria spontanea, orientata al gioco e ,in un certo senso,gestita dai ragazzi stessi, ad un contesto di attività fortemente organizzata dagli adulti, strutturata, altamente competitiva.
E’, a mio parere, cruciale avere ben chiaro che ciò che determina la positività o la negatività di una esperienza sportiva dipende molto, oggi, da come gli adulti fanno vivere quella esperienza.
Nessuno ormai ha dubbi sul fatto che l’esercizio fisico abbia effetti benefici e duraturi su qualsiasi organo o apparato, sia nei soggetti sani che in quelli affetti da patologia; la parola “sport”, tuttavia, ha un significato un po’ più allargato che include una dimensione sociale ampia e con diversi attori. L’influenza della figura dell’allenatore sui giovani atleti e l’impatto che ne deriva sia sul versante fisico che su quello psicologico e’, forse, quella più studiata dalla letteratura pediatrica, psicologica e medico sportiva. Il comportamento, le finalità, i valori e le priorità dell’allenatore hanno una grande ripercussione sulla percezione di sé e sull’autostima dei giovani atleti e anche osservazioni casuali fatte dal “coach” possono avere effetti significativi” E fondamentale la collaborazione tra la scuola,e gli allenatori perché siano rispettati i bisogni di crescita fisica e psicologica del ragazzo. La collaborazione tra genitori, scuola e società sportive e’ probabilmente l’arma vincente per contrastare, ad esempio, sia il fenomeno dell’abbandono, sia il dilagante fenomeno del doping.
In conclusione l’importanza del confronto fra soggetti che operano con compito diversi nella società per la cura e la crescita del futuro, del domani si è rivelata azzeccata e senza dubbio che è intervenuto ha potuto riflettere e porsi domande per meglio operare in futuro