ROBERTA PELLEGRINO CI DICE DI LEI

Siamo alla 4^ puntata dell’appuntamento con le interviste agli atleti protagonisti della stagione che fra qualche giorno si chiuderà. Oggi è ROBERTA PELLEGRINO che fa conoscere alcuni aspetti legati alla sua attività. Da anni Roberta si esprime a buonissimi livelli nei lanci anche se l’infortunio di un paio d’anni orsono ha limitato l’impegno verso il tiro del giavellotto specialità che predilige “obbligandola” a spostandosi di più verso il  getto del peso dove in questa stagione ha ottenuto 2 finali ai campionati nazionali, indoor e outdoor.

 

Quanti anni hai e cosa fai nella vita?
Io sono una ragazza ventenne che attualmente lavora come segretaria presso un’azienda in zona industriale a Rovereto, “Icras costruzioni per architettura”.


Per quale ragione avete iniziato a praticare sport ed in particolare l’atletica leggera?

Fin dai tempi delle elementari ho sempre praticato sport, perché penso che questo sia uno dei mezzi migliori e piacevoli per maturare, condividendo semplicemente le proprie passioni e confrontando modi di pensare con persone, che hanno la stessa voglia di imparare e crescere in ugual modo.
Inizialmente mi appassionava molto la pallavolo, ho giocato per molti anni nella squadra del Mori, dove abito attualmente. Di seguito, frequentando la Scuola Media, ho preso parte ai Giochi Sportivi Studenteschi, che si svolgevano ogni anno, partecipando alle gare di lancio del vortex, specialità che mi ha colpito in particolar modo sin da subito. Alla fine del terzo anno, dopo varie proposte da parte del mio professore di ginnastica (Settin Michele) e della mia allenatrice di pallavolo (Campedelli Alessandra), la quale in particolare premeva perché contattassi una squadra di atletica leggera citando proprio il “Crus Pedersano”, ho preso contatti con il mio attuale allenatore Chiusole Giampaolo, entrando a far parte del gruppo dei lanciatori.
 
Come hai fatto a trasformare l’atletica/gioco che facevi qualche anno fa a lavorare per ottenere la prestazione? 
Ogni persona comincia uno sport inizialmente per la pura curiosità e voglia di divertimento. Si inizia un percorso assieme al proprio allenatore e compagni di squadra, che è più rivolto al gioco e allo stare assieme al gruppo. In questo modo si lavora in maniera generale, conoscendo e provando i vari settori e col passare del tempo ci si sofferma su una particolare specialità, in base alla quale il proprio coach dà un programma da seguire. Nel mio caso mi sono concentrata, sin da subito, nel settore dei lanci e in particolare nel tiro del giavellotto, mia prima specialità, alla quale ho poi aggiunto anche il lancio del peso, che in altrettanto modo mi soddisfa. Ho cominciato a partecipare alle prime gare senza pormi tanti obiettivi, ma semplicemente per il gusto di “testare il campo” e mettere in pratica ciò che stavo imparando. Ad ogni manifestazione risulta poi quasi naturale volersi di continuo migliorare, per cui questo porta di conseguenza a lavorare quasi principalmente per raggiungere obiettivi in termini di misure e prestazioni sempre maggiori, esattamente come è successo a me.
 
Ora l’atletica ti assorbe tempo ed energie; hai difficoltà a far convivere l’atleta e la persona che è in te?
Senza dubbio praticare uno sport come questo e a livello agonistico è un grande impegno.
Chi come me e i miei compagni poi si pone determinati obiettivi da raggiungere, comincia ad organizzare le proprie giornate principalmente in funzione di quel determinato obiettivo che si è posto. Tuttavia se questo porta a fare delle “rinunce” e fatiche per un qualcosa che ritengo importante per me stessa, sicuramente lo faccio in modo sereno e ne sono felice perché ho uno stimolo in più e se riesco a raggiungere quello per cui con tanta impegno ho lavorato, mi sento realizzata. Quindi per me far convivere “atleta” e “persona” è sì faticoso, perché comunque mi porta a fare delle scelte/rinunce che ovviamente sono poi rivolte verso il mio scopo finale relativo a questo sport e non magari al lavoro o agli amici o ad un altro impegno al di fuori dell’atletica, però allo stesso tempo mi risulta così semplice comportarmi in questo modo perché ho capito che oramai fa parte di me e al contrario non sarei serena senza tutti i miei allenamenti e il mio “rigido” modo nel praticarli.
 
Tempo ed energie le consideri spese bene comunque, o solo se ti regaleranno notorietà e soddisfazioni, anche economiche?
Io ho cominciato quest’attività per pura passione e se la pratico è principalmente per questo. Ritengo che quando una persona ha “passione” nel fare una determinata cosa, per la quale non si arrenderebbe per nessun motivo ma continuerebbe a lottare di fronte a qualsiasi ostacolo, tutte le fatiche e rinunce che fino a quel momento ha fatto non possono essere state compiute nel modo migliore, sia che vadano a buon fine sia che non raggiungano il proprio obiettivo, comunque senza fine ulteriore (in termini economici), ma esclusivamente per soddisfazione personale. Quindi per quanto mi riguarda, se poi non dovessi riuscire a raggiungere l’obiettivo che mi sono posta, non dico che tutto quello che ho fatto fino a questo momento non sia servito a niente, anzi, sarà uno stimolo in più per fare meglio una prossima volta.
 
Che cosi ti aspetti possa “regalarti”?
Posso dire che gli obiettivi che mi pongo non sono di certo relativi a notorietà o soddisfazioni in termini economici, o meglio non è quello che mi viene in mente al primo pensiero. Tuttavia il fine che ci si pone ogni anno è arrivare ai Campionati Italiani nella forma migliore, avendo seguito e rispettato il programma che si è stabilito assieme all’allenatore. Il mio obiettivo di quest’anno è sempre lo stesso di ottenere una buona prestazione a livello nazionale, arrivando in discreta forma, senza possibilmente avere ulteriori infortuni!!
 
Pensi che diventare una campionessa sia cosa riservata ai soli superdotati fisicamente oppure anche a chi sopperisce alla minor predisposizione mettendo più volontà e determinazione?
Io penso che “volontà” e “determinazione” siano in particolare due caratteristiche fondamentali che ogni persona superdotato o normale che sia debba avere!
I cosiddetti “superdotati” sono certamente in vantaggio e soprattutto all’inizio, tuttavia se questa dote non si continua ad allenare, col passare del tempo la persona che sino a quel momento ha lavorato con fatica e tanto impegno raggiungerà risultati più che migliori, a parer mio, rispetto al superdotato che magari ha sfruttato fino ad allora la sua dote, vantandosene, ma non allenandola per ampliarla.
 
Che ruolo ha, secondo te, l’allenatore nello sviluppo di un atleta?
Io ritengo che l’allenatore sia parte fondamentale per lo sviluppo di un atleta, il quale deve poter avere sempre un punto di riferimento dal momento in cui comincia il suo percorso. A mio parere, non tutti sono in grado di diventare “buoni allenatori”, perché non tutti hanno quella capacità di trasferire ciò che hanno imparato, non solo in termini tecnici relativi ad una o più specialità, ma sono in grado anche di insegnare i valori che sono importanti nella vita. Mi rendo ben conto che quello che ritengo io “essere allenatore” non sia esattamente rivolto alla sola persona che insegna un determinato aspetto tecnico di una disciplina, ma proprio perché trovo che questa peculiarità nell’essere un allenatore sia essenziale e non possa mancare, poiché un atleta quando segue il programma che l’allenatore ha dettato per lui, si assicura a quello che scrive e si impegna a rispettarlo, ma per arrivare a ciò atleta e allenatore hanno fatto assieme un percorso che li ha portati a conoscersi e potersi fidare l’uno dell’altro.
 
Tu sai che ogni atleta ha, o dovrebbe avere, l’allenatore personale. Preferisci lavorare da solo con il tuo allenatore oppure con un gruppo di compagni?
Altra parte fondamentale per lo sviluppo dell’atleta e prima di tutto della persona è il gruppo dei compagni di squadra! Penso che questo sia rilevante per la crescita tecnica di un atleta, che  può fare sempre riferimento al proprio compagno, il quale magari pratica anche la sua stessa disciplina; ci si confronta, avendo anche la possibilità di imparare e al contrario correggere gli errori semplicemente osservandosi l’uno con l’altro. Io personalmente credo che se non mi ritrovassi tutti i giorni ad allenarmi con il mio gruppo e assieme al mio allenatore, non seguirei allo stesso modo il mio programma e probabilmente non riuscirei ad avere la stessa grinta e voglia che ho quando mi alleno con loro, perché ritengo siano uno stimolo e una presenza fondamentale per me.
 
Quale deve essere il rapporto fra atleta ed allenatore secondo te?
Il rapporto che deve poter esistere tra atleta ed allenatore secondo me è basato sulla fiducia reciproca, dopo però aver raggiunto quella giusta confidenza e conoscenza, in grado di stabilire una relazione che col tempo diventa amicizia. Ci si deve poter sempre parlare senza problemi in merito a qualsiasi tematica, in modo da confrontarsi e scambiarsi pareri, maturando così entrambe le parti.
 
Sai bene che il percorso per arrivare ad essere atleta completo è lungo ed impegnativo. Pensi di cercare di percorrere tanta strada, anche con qualche interruzione, oppure ti poni già dei limiti?
Ovviamente se continuo ogni giorno ad allenarmi e a seguire un determinato programma è allo scopo di raggiungere obiettivi sempre maggiori, mirati e lontani nel tempo. Rimanere un atleta “mediocre” non è quello per cui sto impegnando tempo ed energie tutti i giorni, perché non fa parte di me in quanto ritengo che si debba avere sempre un obiettivo nella vita e soprattutto la voglia di lottare, non arrendersi e pensare a qualcosa di più grande e meritevole per noi stessi. Per tutte queste ragioni il mio percorso è sicuramente mirato a diventare un atleta pressoché completo; non sarei in grado e non voglio nemmeno pormi già dei limiti in partenza, perché credo che poi cambierebbe certamente l’intensità con la quale impegno me stessa in questo percorso di atletica.
 
In poche parole fra 15 anni pensi che indosserai ancora scarpette e canotta, per fare sport/atletica? A livello agonistico oppure per un tuo piacere?
Tra 15 anni spero mi vedrò ancora con scarpette e canotta, magari di diverso colore, ma pur sempre in tenuta sportiva! Certamente, fino a quando non avrò più la possibilità per qualche ragione che possa non dipendere direttamente da me, praticherò sport a livello agonistico perché mi piace allenarmi e potermi misurare con qualcun altro per confrontarmi e allo stesso tempo crescere.
 
Dalla tua Società Sportiva che cosa ti aspetti?
Dalla mia Società Sportiva mi aspetto che ci sia sempre un ricambio, in termini di vestiario e tutto l’occorrente per allenamenti e gare, ma soprattutto mi aspetto che ci sia rispetto e ascolto per quello che talvolta io e il mio gruppo chiediamo. Mi riferisco alle strutture di lanci o semplicemente ai luoghi e palestre dove ci ritroviamo ad allenarci; troppe volte abbiamo dovuto rinunciare agli allenamenti stessi, variare il programma per mancanza degli strumenti che occorrevano per eseguire determinati esercizi o ancora perdere tempo in viaggi per raggiungere campi di lancio non avendo l’autorizzazione di utilizzare le strutture situate vicino casa. Quindi chiederei solo poca più comprensione e impegno!
 
Cosa ti verrebbe da dire ad un giovane che inizia a fare sport?
Mi verrebbe da dire solamente che ha fatto la scelta giusta e sarà di certo un’esperienza ricca di divertimento, scoperte e nuove conoscenze, che serviranno a farlo crescere in compagnia di altri giovani che come lui/lei hanno stessa volontà e piacere.
 
Un suggerimento che vorresti dare alle persone che tengono i fili della società di oggi?
Spesso e volentieri per poterci allenare nelle strutture di lanci ci siamo ritrovati a doverci imbattere specialmente con calciatori e persone facenti parte dello stesso ambito dalle quali in ogni caso non venivamo ben accolti e accettati e abbiamo sempre dovuto rinunciare poi noi al nostro lavoro. Ora ritengo che non sia per niente giusto questo modo di ragionare e di mettere sempre in primo piano il calcio, per il quale tra l’altro sono strutturati fin troppi impianti solo ed esclusivamente per questo sport e ancora vengono utilizzati quei nostri “piccoli spazi” che sono a disposizione per noi per poterci allenare! A parer mio, al giorno d’oggi, si dà troppa importanza ad uno sport che oramai non si riesce nemmeno più a praticare secondo me con serenità, perché dal semplice gioco e divertimento è diventato monopolio di Stato e non lo si pratica più per pura passione e voglia di giocare, ma solo per ottenere un guadagno che è decisamente troppo esagerato nel rispetto di tante altre discipline che vengono praticate. Un suggerimento: guardiamo anche altrove e ricordiamoci che esistono tantissimi altri sport altrettanto importanti e per i quali moltissimi giovani spendono energie e denaro per poterle praticare!
 
Ancora una volta si è dimostrato come gli “atleti” si dimostrano molto profondi e maturi nel tracciare i particolari del loro carattere. Un grazie anche a Roberta.