ALESSIO GORLA RACCONTA LA SUA STORIA ES IL SUO PENSIERO SPORTIVO.

ALESSIO, classe 93 ,  predilige la velocita’ ed è allenato da Andrea Terzolani. Da un paio d’anni è approdato al CRUS, in crescita costante, in particolare in questo periodo si sta esprimendo al suo massimo livello. Solo pochi cent gli hanno impedito di essere presente a Bressanone nei Campionati Junior, appuntamento solo rimandato alla prossima stagione.      
1.       Quanti anni hai e che scuola frequenti? 
Ho 17 anni e vado al Liceo Scientifico.

2.       Per quale ragione hai iniziato a praticare sport ed in particolare l’atletica leggera?
Ho sempre praticato dello sport, fin da piccolo. Ho iniziato a 8 anni giocando a calcio,successivamente ho fatto un po’ di tennis e un anno di atletica. Ho ripreso il calcio a 14 anni, ma, in seguito alla bella esperienza dei Nazionali Studenteschi a Lignano nel 2008, a cui ho partecipato perché il velocista “titolare” si era infortunato e io ero la riserva, mi si è aperto un mondo nuovo, quello dell’atletica. Non ci ho pensato due volte: ho smesso di giocare a calcio e mi sono iscritto al Crus. 
3.       L’atletica ti assorbe tempo ed energie; hai difficoltà a far convivere l’atleta e la persona che è in te?
La cosa più difficile è certamente riuscire a conciliare l’impegno dell’atletica con la scuola. Comunque è tutta questione di organizzazione: riuscire a sviluppare un metodo in questo senso credo possa risultare molto utile sia adesso che in futuro.
4.       Questo tempo  lo consideri speso bene comunque,  o solo se ti regalerà notorietà e soddisfazioni,anche economiche?
Secondo me è un investimento dai molteplici guadagni: non solo, essendo sport, consente di mantenersi in salute e di ricevere delle lezioni molto importanti che derivano dal sacrificio, dalla costanza e dalla determinazione, ma permette, come sport individuale, di compiere anche un’approfondita analisi psicofisica di se stessi, imparando a riconoscere i propri limiti e a sfruttare al meglio le proprie potenzialità.
5.       Che cosa ti aspetti possa “regalarti”?
Sicuramente delle soddisfazioni dovute a miglioramenti, superamento di limiti e risultati che, essendo giovane e avendo ancora tanto su cui lavorare, credo che arriveranno a tempo debito.
6.       Pensi che diventare un campione sia cosa riservata ai soli superdotati fisicamente oppure anche a chi sopperisce alla minor predisposizione mettendo più  volontà e determinazione?
Secondo me il campione è composto da due componenti fondamentali: testa e fisico. Sono entrambe molto importanti e una non sostituisce l’altra. Chi eccelle in una disciplina è generalmente dotato di un fisico e di un DNA adatto, ma senza mettere in gioco volontà e determinazione non arriverà ai livelli a cui potrebbe giungere. Comunque ci si può distinguere in uno sport, anche se non si possiede una particolare attitudine per esso: con impegno, forza d’animo e fiducia in se stessi  credo si possano raggiungere risultati inaspettati.
7.       Credi che l’atletica fatta a livello giovanile sia tanto diversa da quella di un’atleta assoluto?
Generalmente, penso che la differenza fondamentale stia nello spirito con il quale si vive questo sport. I giovani sono più motivati perché hanno davanti tanti anni in cui devono crescere e fare esperienza. Credo che un atleta assoluto (senior) invece, conoscendo i propri limiti, perda un po’ d’entusiasmo nell’andare avanti facendo più o meno sempre le stesse prestazioni; ma credo che fare il personale anche se di pochi centesimi (o centimentri) resti sempre una bella soddisfazione.
8.       Ora che sei in procinto di “passare” nelle categorie assolute pensi che devi incrementare l’impegno?
Ogni volta che si passa a un livello successivo è fondamentale aumentare l’impegno, ma se si è passati i tanti livelli precedenti vuol dire che ciò che si sta facendo piace e che quindi questo incremento non rappresenta un problema. L’impegno con l’atletica quest’anno è aumentato, sia come tempo speso ad allenamento che come carico negli esercizi, ma questo vuol dire crescere ed aprire nuove prospettive di risultati.
9.       Che ruolo ha, secondo te,l’allenatore nello sviluppo di un atleta?
Un ruolo educativo, che riguarda, oltre all’apprendimento tecnico della disciplina sportiva, anche lo sviluppo di una mentalità adatta  allo sport che si pratica.
10.   Tu sai che ogni atleta ha, o dovrebbe, avere l’allenatore personale. Preferisci lavorare da solo con il tuo allenatore oppure con un gruppo di compagni?
Secondo me allenarsi con un gruppo ristretto di compagni che praticano la stessa disciplina fa svolgere all’atleta un’importante operazione di confronto, funzionale al miglioramento e al riconoscimento di errori. Se poi si è tutti allo stesso livello, ogni seduta di allenamento diventa una “sfida” e quindi uno stimolo a lavorare al meglio, ma anche essere ”l’ultimo” del gruppo aiuta a sviluppare sacrificio e determinazione, per cercare di raggiungere e superare gli altri.
11.   Quale deve essere il rapporto fra atleta ed allenatore secondo te?
Dev’essere un rapporto che permetta ad entrambi di lavorare in modo piacevole (venire ad allenamento sia per uno che perl’altro dev’essere un piacere), in cui vi è uno spazio di discussione riguardo le motivazioni e gli obiettivi dei vari programmi. Non dev’essere secondo me un rapporto molto distaccato, perché, in uno sport così individuale come l’atletica, è molto importante il confronto di idee.
12.   Sai bene che il percorso per arrivare ad essere atleta completo è lungo ed impegnativo. Pensi di cercare di percorrere tanta strada  oppure ti poni già dei limiti?
Porsi limiti adesso sarebbe un peccato. Con tutta la strada che c’è ancora da fare potrebbe succedere di tutto, l’importante è essere sempre pronti a cogliere le occasioni giuste al momento giusto.
13.   Fra 15 anni pensi che indosserai ancora scarpette e canotta, per fare sport/atletica?
Spero proprio di sì, perché vorrebbe dire che la mia forte passione per l’atletica non conosce limiti temporali.
14.   Quale rapporto hai con i tuoi avversari?
Il giorno prima di una gara, generalmente sfoglio la lista degli iscritti, guardo il nome e l’accredito di chi parteciperà alla mia stessa gara, per farmi un’idea del livello e di chi potrei avere nella corsia a fianco. Quest’anno ho corso ogni gara non con il presupposto di vincerla bensì con quello di fare il personale. Avere a fianco un atleta di un livello più alto del mio non mi spaventava ma mi rendeva conscio di avere la possibilità di farmi “tirare” per ottenere un bel tempo. Quindi,  per adesso non ho fatto grande attenzione agli avversari durante la gara, ho gareggiato contro me stesso e il cronometro.
15.   Dalla tua Società Sportiva che cosa ti aspetti?
Semplicemente che continui a rendermi possibile praticare questo sport stupendo.
Ringraziamo la disponibilità di Alessio, e auguriamo a Lui tutto quanto si aspetta dallo sport , ma soprattutto dalla vita.